Lucia Coppola - attività politica e istituzionale | ||||||||
Legislatura provinciale
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Comune di Trento
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Trento, 19 marzo 2015 Il bosco in questione fa parte di un compendio immobiliare di oltre cento ettari, nei quali era inserita la «Villa di Margòn», autorevole testimonianza del gusto e della cultura trentina del primo Cinquecento. Il legittimo proprietario, barone Alessandro Teofilo Salvadori, da tanto tempo coltivava nel suo animo il desiderio e la volontà che tale bellezza culturale, naturale e ambientale fosse conservata per sempre come patrimonio a beneficio quantomeno degli abitanti di Ravina. Per questo, già a partire dal lontano 1971, con diversi atti notarili, l’ultimo dei quali nel 1985, il barone cedeva alla Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto l’intero compendio, con lo scopo ben noto e accettato di «conservare alla città di Trento tale complesso di grande valore storico, artistico e ambientale». Successivamente, constatando che la Cassa di Risparmio non aveva adempiuto alle condizioni stipulate, con atto consensuale di risoluzione datato 30 novembre 1989 rientrava legittimamente in possesso dei beni. Il barone Alessandro Teofilo individua a questo punto nella famiglia Lunelli, che dichiara di accettare di subentrare alle modalità volute e imposte dal barone, il soggetto che può dar esito alle sue volontà che sono: mantenere e curare razionalmente il parco e il bosco, di non concederli in uso a terzi per manifestazioni di qualsiasi genere, né comunque utilizzarli per convegni politici di qualsiasi partito; approntare nel bosco un percorso dotato di panchine e luoghi di sosta da destinarsi al pubblico; provvedere alla cura e al mantenimento invernale della fauna selvatica che abita il bosco; non locare a terzi in tutto o in parte quanto forma oggetto della donazione e di astenersi dal realizzare sugli immobili donati costruzioni e manufatti di qualunque genere, salvo quelli necessari e indispensabili per la manutenzione, conservazione e custodia del parco e il miglior funzionamento del complesso. Nell’autunno 2001 il barone muore. Il 23 maggio 2007 viene approvata la legge provinciale numero 11, definita come «governo del territorio forestale e montano, dei corsi d’acqua e delle aree protette». L’articolo 16 parla di «autorizzazione alla trasformazione di coltura e ai movimenti terra». Il consiglio circoscrizionale di Ravina e Romagnano il 24 maggio 2007 respinge il progetto di trasformazione di coltura in località Terlaga di Ravina (vigneto specializzato per la produzione di uve e base spumante Trento Doc). Ciò nonostante l’iter per l’approvazione prosegue veloce. La giunta comunale incarica il dirigente del servizio sportello imprese e cittadini di stipulare con i donatari del bosco di villa Margone una convenzione che stravolge, se non addirittura annulla, i desideri e voleri del defunto barone. Tale convenzione non viene pubblicizzata. Gli unici a conoscerne l’esistenza sono appunto i contraenti e due testimoni. L’amministrazione comunale il 21 dicembre 2009 rilascia la concessione edilizia che permette l’eliminazione di quasi 15 ettari di bosco antico, storico, pregiato e tutelato dalle leggi. Quindi, in data del 28 ottobre 2014, rilascia anche la concessione edilizia con la quale, giustificando una «trasformazione di coltura a scopo edificale», autorizza la costruzione di un magazzino agricolo di ben 450 metri quadrati, una tettoia (135 metri quadrati), un deposito (28,50 metri quadrati), un piazzale (675 metri quadrati), in barba alla prevista coltivazione biodinamica delle vigne. Quello che verrà a mancare ai residenti di Ravina e del Comune di Trento, se anche questa ipotesi andrà in porto, sarà una ulteriore parte di questo bellissimo bosco pregiato, un corridoio verde di grande significato ambientale, che un gesto magnanimo e lungimirante aveva consegnato loro. Altro cemento, altro costruito, altro suolo prezioso consumato. Siamo in tanti a chiederci perché l’interesse dei cittadini venga sempre messo in secondo piano. Massimo sostegno dunque al comitato di cittadini affinché riescano a fermare questa ulteriore palese ingiustizia. Lucia Coppola
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LUCIA COPPOLA |
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